15 ottobre 2018
O tutto o niente

Il 14 ottobre in Piazza San Pietro c’era la canonizzazione di Papa Paolo VI, di monsignor Oscar Romero e di alcuni sacerdoti italiani: Francesco Spinelli e Vincenzo Romano, delle suore: la tedesca Maria Caterina Kasper e la spagnola Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù.

 

La sera prima della canonizzazione un gruppo dei nostri frati assieme ai frati pellegrini della provincia francescana N. S. di Guadalupe di Centroamerica sono andati a piazza San Pietro per vivere un momento di ringraziamento a Dio per tutti i canonizzati, ma in modo particolare per monsignor Oscar Romero. Presso un piccolo “altare”, i frati hanno invitato i pellegrini radunati sulla piazza a pregare e cantare in onore del vescovo martire. 

 

Domenica, il giorno della canonizzazione tanti frati della FGA hanno concelebrato la Santa Messa della canonizzazione. Nell’omelia, papa Francesco ha detto: “Gesù è radicale. Egli dà tutto e chiede tutto: dà un amore totale e chiede un cuore indiviso. Anche oggi si dà a noi come Pane vivo; possiamo dargli in cambio le briciole? A Lui, fattosi nostro servo fino ad andare in croce per noi, non possiamo rispondere solo con l’osservanza di qualche precetto. A Lui, che ci offre la vita eterna, non possiamo dare qualche ritaglio di tempo. Gesù non si accontenta di una “percentuale di amore”: non possiamo amarlo al venti, al cinquanta o al sessanta per cento. O tutto o niente”.

 

Leggi l’omelia intera.

 

Il lunedì 15 ottobre, durante l’incontro dei pellegrini, il papa ha detto: “[...] Desidero porgere un cordiale saluto anche ai numerosi pellegrini venuti a Roma per partecipare a questa canonizzazione, e anche ai membri della comunità salvadoregna di Roma. Il messaggio di san Óscar Romero è rivolto a tutti, senza eccezioni, grandi e piccoli, a tutti. Mi ha colpito l’ingresso di una nonna di novant’anni che gridava e applaudiva come se ne avesse quindici. La forza della fede è la forza del Popolo di Dio. Lui, Óscar Romero, ripeteva con forza che ogni cattolico deve essere un martire, perché martire vuol dire testimone, ossia testimone del messaggio di Dio agli uomini (cfr. Omelia nella I Domenica di Avvento, 27 novembre 1977). Dio vuole rendersi presente nella nostra vita e ci chiama ad annunciare il suo messaggio di libertà a tutta l’umanità. Solo in Lui possiamo essere liberi: liberi dal peccato, dal male, liberi dall’odio nei nostri cuori — lui è stato vittima dell’odio —, totalmente liberi per amare e accogliere il Signore e i fratelli. Una vera libertà già sulla terra, che passa per la preoccupazione per l’uomo concreto al fine di risvegliare in ogni cuore la speranza della salvezza [...].

 

Fr. Omar Carlos Durán Vásquez, OFM

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